Breve storia del macramè

Il  macramè è di origine araba e il suo nome deriva, secondo alcuni, dalla fusione delle parole “mahrama”: frangia e “ramè”: nodo che stanno appunto a significare la caratteristica di questo lavoro che è una vera e propria arte, quella di creare degli ornamenti intrecciando ed annodando una serie di fili. Altri darebbero al termine un’altra derivazione cioè dalla parola araba “mahramatun”: fazzoletto da tasca o dalla parola turca “mahrama” praticamente con lo stesso significato.

La tecnica del macramè, l’arte dei nodi, ha un’origine antichissima e si ritiene sia giunta in Italia nel Medioevo, forse con i Crociati o ad opera dei marinai imbarcati sui velieri che durante le lunghe traversate utilizzavano la tecnica imparata in Oriente per fare oggetti di uso quotidiano.

La cosa sorprendente è che una volta passato dalle mani maschili a quelle femminili, il macramè si è trasformato diventando sempre più raffinato e, con l’utilizzo di filati sottili e preziosi, una trina delicata.

Presente nei conventi e nei monasteri di tutta l’Italia intorno al XVI-XVII secolo, trova sulla costa ligure il suo incremento maggiore, probabilmente per motivi legati alle tessiture artigianali presenti in grande numero in tutta la regione.

Le donne liguri, in modo particolare quelle del Genovesato, seppero appropriarsi di questa tecnica, rielaborandola, per trasformare in ornamento, attraverso un’originale rifinitura delle frange, di asciugamani, tovaglie e lenzuola ecc. ecc. che andavano a far parte di corredi da sposa ed ecclesiastici.

Disegni di “marca ligure” nascono dalle abili mani di Maria Picchetti di Chiavari che fu l’antesignana delle maestre di questa arte.

Con l’emigrazione il macramè fu portato un po’ ovunque arrivarono i liguri, ma in particolar modo nei Paesi dell’America meridionale.

Documenti danno notizia che nel 1680 un certo Giuseppe Perazzo commerciava a Costantinopoli il macramè di Chiavari che in quel periodo era prodotto praticamente da tutte le famiglie della costa e dell’entroterra.

Di mano in mano, da madre in figlia questo merletto si è arricchito e complicato secondo la capacità e la fantasia delle sue creatrici, rimanendo comunque sempre fedele ai motivi base oltre che racchiuso in un’industria tipicamente familiare, esempio della tenace pazienza e dell’abilità delle nostre donne.

I vari punti tipici hanno nomi di chiara origine orientale quali: Jasmine (gelsomino), Ascaria (solda-to), Nexma (stella), Reduce (conchiglia), Warda (rosa), Mustafà, Miriam, Fatma, ai quali si aggiungono il disegno egiziano, bizantino, rinascimentale, Napoleone ecc. ecc.

Essendo però un’arte non industrializzabile, via via sono andate scomparendo le persone che lo praticavano (passandolo da una generazione all’altra)